Antonio Semerari
Presentiamo il libro del collega Antonio Semerari recensito da Bruno Bara.
Riportiamo parte della recensione.
Il libro di A. Semerari è il libro più importante del 2022.
E’ un libro di studio, da consultazione, di lettura impegnativa, indispensabile nella libreria di ciascun terapeuta. Rappresenta il testo base per iniziare a capire qualcosa dell’oggetto misterioso per antonomasia, appunto la relazione fra psicoterapeuta e paziente. Semerari ha svolto il lavoro che considero più faticoso, raccontare senza pregiudizi quel che su questo argomento hanno detto gli autori fondamentali, quelli che ciascuno conosce di nome ma non ha mai avuto la voglia di leggere, oppure ci ha provato ma non ce l’ha fatta. Un autore che esplicita i propri criteri metodologici è merce rara, fin da subito si apprezza la sua qualità intellettuale. La bussola che introduce all’inizio e che è indispensabile per riuscire a inquadrare scientificamente i vari contributi storici è quella della tripartizione fra Teoria dei fatti, Teoria della cura e Teoria della Tecnica. Questa tripartizione guida l’intera organizzazione del libro, permettendo di inquadrare ogni contributo al livello migliore per poterlo comprendere. Grande generosità da parte dell’autore, ha scritto 400 pagine per aiutarci a capire cosa è stato detto sul tema della relazione terapeutica, non per spiegare solo le proprie idee ma per comprendere quel che dicono anche gli altri.
Di sfuggita arrivano anche le intuizioni di Guidano e Liotti, che hanno reso unico il panorama italiano integrando il cognitivismo con il costruttivismo.
L’ultima parte del libro vede salire in scena direttamente Semerari, che gioca nel suo campo preferito, la relazione col paziente difficile.
La relazione è terreno minato, troppo facile banalizzarla o considerarla non passibile di approccio scientifico rigoroso: questo volume rende impossibili entrambe le mosse, costringe tutti a studiare prima di parlare. Sa fare tante cose molto bene Semerari: il terapeuta, il teorico, lo scrittore, lo studioso, che fortuna averlo fra noi.