Scrivere un libro sulla resilienza è come versare un bicchiere d’acqua nel mare. La produzione bibliografica è sterminata e comprende molte discipline e molti campi di applicazione, dalla psicologia clinica alla formazione professionale, dall’insegnamento all’assistenza medica e sanitaria generale, dalla formazione per operatori di call-center all’assistenza del personale militare.
Perché, quindi, scrivere qualcosa sulla resilienza, ancora? Molta della letteratura specialistica è incentrata su quali siano gli aspetti salienti del costrutto psicologico, o quali siano i fattori di rischio della mancanza di resilienza, come ad esempio il subire gli effetti di un trauma per molti anni.
In questo lavoro, invece, abbiamo deciso di focalizzarci su aspetti psicologici connessi a una visione della resilienza come un processo di “manutenzione” continuo, un percorso di mantenimento, per quanto è umanamente possibile, di un atteggiamento di serenità, accettazione, e impegno con i propri scopi significativi.