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Psicoterapia cognitiva dell’adolescente. Setting clinico e strategie di intervento

Riccardo Bertaccini e Furio Lambruschi (a cura di)

 Un altro libro di interesse è Il testo “Psicoterapia cognitiva dell’adolescente”, curato da Riccardo Bertaccini e Furio Lambruschi per l’editore Carocci, recensito dal collega Andrea Landini.

Il testo centra un focus clinico di grande importanza e direi quasi urgenza clinica e sociale. L’età di transizione verso l’età adulta è di enorme interesse sociale e clinico ed è amaramente sottovalutata dall’organizzazione dei servizi di salute mentale, tendenzialmente organizzati verso fasce d’età più evolutivamente stabili (bambini o adulti). Il titolo del libro promette meno di quanto il testo mantiene. In effetti il modello cognitivo, nell’approccio proposto dalla maggioranza degli autori (accuratamente selezionati o anche guidati dai curatori), è arricchito da una dimensione relazionale che contestualizza la psicopatologia descrittiva e funzionale dell’adolescente in un notevole tentativo di comprensione sistemica. In questa ottica, il testo rispecchia una tendenza più ampia nel campo della salute mentale: il tentativo di passare da un paradigma centrato sulla diagnostica descrittiva (inevitabilmente improntata alla classificazione dei deficit e delle anomalie individuali) a un nuovo paradigma che consenta una comprensione del funzionamento personale e interpersonale, volto a perseguire il miglior adattamento possibile. Il tentativo è di spiegare la sintomatologia come tentativo adattivo, che può essere ottimizzato non solo nel contesto di una relazione terapeutica, ma anche grazie a una progettazione che in modo integrato consideri attivabili tutti gli ambiti inerenti allo sviluppo dell’adolescente.
La prima parte del volume cerca di delineare percorsi teorici volti a questa tipologia di comprensione clinica. La seconda parte entra nel dettagli delle problematiche adolescenziali usando come griglia di riferimento le diagnosi descrittive del DSM V, ed è qui che la tensione caratteristica di questa fase storica di passaggio si fa sentire maggiormente: praticamente tutti gli autori sottolineano come la “comprensione del disturbo” sia da declinare in forma fortemente individualizzata prima di passare al “che fare” clinico. Di grande aiuto sono in questo senso le vignette cliniche, che consentono di dare più corpo alle storie che sono la base viva dell’idea generalizzata di “disturbo”. Ma rimane un compito per l’intero campo lo sforzo di passare dal “che cosa fanno i pazienti” (e purtroppo le diagnosi descrittive non di rado trascurano aspetti descrittivi cruciali su “dove/quando/con chi lo fanno” e “cosa succede dopo”) al perché lo fanno e al perché mai dovrebbero smettere di farlo, perni ineludibili di ogni progetto terapeutico comprensibile agli adolescenti e alle loro famiglie. La terza parte del volume propone un punto di vista quasi opposto a quello della seconda parte: due capitoli sulla terapia dialettico-comportamentale e sulla Acceptance and Commitment Therapy esemplificano modi di accogliere il disagio degli adolescenti senza necessariamente doverli incanalare in una preliminare tassonomia patologizzante; rimane sempre difficilmente definibile la questione della formulazione esplicativa dei comportamenti “problematici”, che possono essere implicitamente considerati non adattivi e quindi “sbagliati” oppure genericamente considerati “benigni” ma in maniera non sempre facile da far collimare con la storia e l’esperienza dei pazienti e delle loro famiglie. Il tema è di enorme importanza e interesse. Grande pregio del volume è di fotografare lo stato dell’arte del pensiero psicoterapeutico cognitivo in maniera sintetica e agilmente leggibile. Si auspica quindi un successo del testo che ne avalli nuove edizioni; ce le aspettiamo puntualmente aggiornate, speriamo arricchite da ulteriori elementi sulla sessualità e le relazioni affettive dell’adolescente (magari anche nel contesto delle nuove tecnologie della socialità), che ci pare tema caldissimo e degno di nuovi approfondimenti.